LE OPERE E I GIORNI DE “LA FORMICA”

Maria e Mauro

BOLIVIA ….. tante testimonianze - Prima parte - Seconda parte -

 

Riprendiamo il filo del racconto del nostro viaggio in Bolivia. Sono passati già tre mesi dal rientro in Italia e, come ci aveva più volte ricordato Padre Francesco con un po’ di preoccupazione, il 6  dicembre u.s. in Bolivia si sono tenute le elezioni politiche per scegliere il Presidente e la composizione dell’Assemblea Plurinazionale che riunisce Camera e Senato. E’ stato rieletto il Presidente uscente, Evo Morales, che ha raccolto un’ampia maggioranza nell’Assemblea. Evo Morales è il primo presidente indigeno, di etnia aymara, a guidare lo stato boliviano, in oltre 500 anni dalla conquista spagnola.
In Bolivia la popolazione indigena rappresenta la metà di quella totale, la percentuale però arriva al 74% nelle zone rurali. I gruppi etnici più numerosi sono quelli Quechua, Aymara, Guaranì. Questi ultimi vivono nelle regioni orientali amazzoniche e nel Chaco Boliviano, la regione dove è la Diocesi di  Mons. Francesco Focardi.
Questa premessa ci è utile per introdurre la persona e l’operato di un frate francescano, Padre Tarcisio Ciabatti, toscano, originario di Chiusi della Verna, che abbiamo conosciuto a Camiri presso il “Comitato di salute pubblica” e successivamente incontrato a Gutierrez dove svolge la sua missione, alla “Escuela Tekove Katu”. Padre Tarcisio è arrivato in Bolivia nel ’76, dopo aver operato per quindici anni fra i baraccati di Viareggio: “Pescatori, operai, disoccupati, gente che veniva dalle campagne e dalle montagne”. A metà degli anni Settanta ha deciso di continuare la sua missione pastorale in America Latina. “Avevo una discreta preparazione di tipo infermieristico. Così approfittai della visita di un vescovo boliviano in Toscana per propormi come missionario nel Chaco”.
Padre Tarcisio arriva a Gutierrez, uno dei villaggi piu’ poveri e dimenticati del Dipartimento di Santa Cruz, riunisce intorno a sè un gruppo di persone che ancora adesso, dopo trent’anni,  gli sono a fianco. Oltre alla salute delle anime si dedica a quella dei corpi. “Una sera, era il ’77, torno a casa dopo un viaggio di quattro ore in camion da Camiri, in cucina mi aspetta della gente di Ipitasito che mi dice: ‘Vieni a battezzare tre bambini che stanno morendo’. La mattina dopo mi reco a piedi in quella comunità e trovo non solo questi bambini moribondi, ma anche una decina di adulti con la febbre a quaranta. Sono sicuro della diagnosi: e’ morbillo. Somministro pennicillina e antibiotici, si salvano tutti, adulti e piccini. Dopo qualche settimana torno a Ipitasito, facciamo una riunione e  propongo ai membri della comunita’ di mandare qualche giovane qui da me a imparare le cose basilari del pronto soccorso, delle vaccinazioni,  delle malattie più comuni”.  
Inizia così il nucleo originario della scuola di infermieristica Escuela Tekove Katu (Scuola per il benessere fisico, mentale, sociale e spirituale) che nasce come risposta naturale ai bisogni fondamentali delle popolazioni guaranì del Chaco Boliviano. La notizia si sparge, a casa di Padre Tarcisio arrivano giovani mandati anche da altre Comunità guaranì. “In tutto il Chaco non c’erano, a quel tempo, operatori sanitari, non c’era chi facesse le vaccinazioni. Il morbillo uccideva centinaia di persone ogni anno.” 
Ma l’impegno contro le malattie diventa il germe di qualcosa di molto più grande e importante:  “In tutte le comunità del Chaco, anno dopo anno, si formavano i Comitati per la salute. E’ la prima forma di auto – organizzazione dei guaranì, che presto si estende anche ad altri temi: l’acqua, la produzione agricola, l’educazione. La nostra maniera di sentire veniva da lontano: la salute è il risultato di acqua potabile, alimentazione sufficiente e varia, abitazioni decorose, educazione. E’ il riassunto del bene–stare sociale. Per questa ragione non si può fare educazione sanitaria senza fare educazione alla politica”.
Passano gli anni, le diverse Comunità cominciano  a riunirsi fra loro, rompono l’isolamento e cominciano a sentirsi popolo. Il ruolo della Chiesa è stato determinante, “Mons. Pellegrini, Vescovo di Camiri, rilanciò con forza la ‘scelta preferenziale’ a favore dei guaranì e degli altri popoli nativi  nel ’92, in una celebre e bellissima omelia pronunciata in occasione del centenario della battaglia di Kuruyuki e contribuì in modo determinante alla nascita dell’Assemblea del Popolo Guaranì che è stata riconosciuta dal governo centrale boliviano nel 1993.  Il 28 gennaio 1892, a Kuruyuki, c’è stata l’ultima di numerose battaglie intraprese dai popoli indigeni a sostegno dei propri diritti, 5.000 indigeni affrontarono l’esercito boliviano, frecce contro fucili, e dopo molte ore di combattimenti subirono una tremenda sconfitta, i sopravvissuti alle guerre diventarono schiavi al servizio dei bianchi che si erano impossessati delle loro terre. Come risultato delle ingiustizie sofferte, si andò perdendo il ricordo della storia che i padri narravano ai figli; i padri di vergognavano di narrare le sventure sofferte, è così i figli, con il passare del tempo, non sono venuti a conoscenza degli importanti fatti avvenuti in passato.”
Il progetto “Escuela Tekove Taku” è un’appendice del Convenio de Salud, che nasce nel  1989, tra il Vicariato di Camiri, l’Assemblea del Popolo Guaranì e il Governo Boliviano, che si occupa di salute, ma anche di recupero e promozione della cultura indigena, con l’associazione “Teko Guaranì”, che provvede tra l’altro alla pubblicazione di libri di testo bilingue per le scuole della zona. Attuale responsabile per tutta la zona della Cordigliera del Convenio de Salud è Suor Maria Bettinsoli, suora francescana del Verbo Incarnato con casa Madre a Fiesole, che gestisce 10 ospedali di area e 65 postazioni sanitarie, alcune distanti 500 km di strada sterrata. La Escuela Tekove Katu ha oggi 120 studenti, tutti giovani delle etnie indigene provenienti da tutte le comunità guaranì, studiano per un periodo di tre anni, per poi ritornare nei villaggi d'origine a svolgere l'attività per la quale sono stati formati (infermiere, igienista, tecnico di laboratorio e ambientale, ostetriche).
Siamo stati ospiti della scuola solo per qualche ora, abbiamo ascoltato da Padre Tarcisio e dagli studenti che erano presenti il racconto delle loro esperienze, abbiamo incontrato anche un rappresentante dell’Assemblea del Popolo Guaranì, e le loro testimonianze ci hanno fatto comprendere quale grande opera missionaria sia sbocciata nel pieno della foresta boliviana del Chaco.
Ripartiamo da Gutierrez con il ricordo della figura mite di Padre Tarcisio e torniamo a Santa Cruz per gli ultimi due giorni. Decidiamo di sfruttare le poche ore che ci restano per andare al centro di accoglienza di Suor Francesca, Suor Gabriella e Suor Maria Olga, anche loro Missionarie Francescane del Verbo Incarnato,  che vivono nel popolare quartiere Chacarilla, vicino all’ospedale dove fanno servizio. Più che un convento la loro è una piccola casa con un modesto giardino dove le donne e i loro bambini, che scendono dagli altipiani andini e dalla città di Potosì possono trovare rifugio, curarsi, mangiare, lavarsi e riposare. Le famiglie di Potosì, di etnia quechua, scendono nella città di Santa Cruz per trovare lavoro e sostentamento: gli uomini fanno dei lavoretti precari, le donne e i bambini vendono piccole cose e chiedono l’elemosina. Potosì è una città  situata a  4000 mt. di altitudine, nel passato era molto ricca, grazie alle numerose miniere di argento e di stagno, ormai quasi tutte chiuse perché non più produttive e questo ha portato la popolazione ad una grande miseria. A quelle altitudini l’agricoltura produce solo alcuni tipi di patate e le persone sono costrette a scendere nelle grandi città di Santa Cruz e Oruro, dove vivono ai margini, senza alcuna possibilità di integrarsi. Fino a poco tempo fa, prima dell’approvazione della nuova Costituzione Boliviana che ha riconosciuto pari dignità e diritti alle popolazioni indigene, era persino vietato loro di attraversare la piazza principale di Santa Cruz, davanti alla Cattedrale e quindi quella piccola casa e l’accoglienza che lì ricevono è il loro unico riferimento.
Venerdì 24 ottobre alle 12,30 ci attendeva l’aereo per Buenos Aires, da lì quello per l’Italia, il viaggio era terminato, riaffioravano le emozioni e cominciavano i ricordi :   “… perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, … nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete visitato…”